La Voce di Lovere
Anno 68, numero 7
Dicembre 2015




La Voce di Lovere, Dicembre 2015
Vita ecclesiale
Storicità dei Vangeli: mistero divino e storia secondo J. Ratzinger

Floriana  Stevanin
 
La storicità dei Vangeli:
Mistero divino e Storia secondo Joseph Ratzinger


… Quanto è accaduto nell’episodio del cieco nato guarito da Gesù - l’incredulità di fronte all’evidenza dell’avvenuto miracolo - si è verificato e si verifica tuttora di fronte alle descrizioni di fatti che implicano l’intervento divino riportati dai Vangeli: la razionalità ha rifiutato e rifiuta l’idea che Mistero divino e Storia possano coesistere.
Molti studiosi, molti teologi, dall’Illuminismo in poi, hanno analizzato i Vangeli con i metodi di indagine suggeriti dal pensiero filosofico di volta in volta prevalente, ed hanno iniziato ad esprimere dubbi sulla veridicità delle pagine evangeliche che parlano di teofanie, di miracoli, di predizioni.
Intorno alla metà del secolo scorso, i Vangeli sono stati valutati con il metodo della critica storica che parte da una premessa filosofica di notevole peso: nella storia si verifica solo ciò che è attribuibile a cause naturali conosciute oppure all’intervento umano: elementi contrastanti, quali interventi di natura divina non riconducibili alla normale trama dei fatti, non si possono considerare storici: non deve perciò essere preso in considerazione tutto quello che nei Vangeli è relativo alla trascendenza.
Secondo tale presupposto dunque, osserva Joseph Ratzinger, non è possibile che un uomo sia veramente Dio, che compia opere che richiedono un potere divino; e tutto ciò che nella figura di Gesù oltrepassa la dimensione puramente umana, tutto ciò che secondo queste teorie non è veramente “storico”, non è veramente accaduto: non sono vere le rivendicazioni d’autorità divina attribuite a Gesù, e non sono vere le corrispondenti azioni. “Questa convinzione si è impressa in profondità nella coscienza generale, senza risparmiare la comunità dei credenti in tutte le Chiese”.
Egli sottolinea come i Vangeli e la stessa figura di Gesù siano valutati in base a ideologie filosofiche con la conseguenza che “le presupposizioni riguardo a ciò che Gesù non poteva essere (Figlio di Dio), e riguardo a ciò che doveva essere, … fanno apparire come frutto di rigore storico ciò che in realtà è unicamente il risultato di premesse filosofiche”.(1)
Sulla scorta dei vari metodi adottati l’esegesi critica, nel tempo, non solo ha messo in dubbio, ma in molti casi ha negato la veridicità dei Vangeli; parallelamente ha proposto le più diverse immagini di Gesù - il moralista, il rivoluzionario, il pacifista … “in sostituzione della figura viva, quella che in realtà non può essere riconosciuta attraverso l’esclusivo metodo storico, ma soltanto nella fede” - scrive Benedetto XVI, il più grande teologo cattolico del nostro tempo. Egli guida i fedeli ad avvicinarsi a comprendere quale sia la natura di Gesù, e quale sia la “fonte sorgiva” delle sue parole e dei miracoli.
La fede, che si fonda sulla integrità e sulla veridicità dei Vangeli, non misconosce la storia apre però gli occhi per poterla pienamente comprendere.
E aggiunge: quando leggiamo nel vangelo di Giovanni: “Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (1,18), noi comprendiamo che Gesù vive al cospetto di Dio e, come Figlio, vive in profonda unità col Padre.
“Per comprendere Gesù sono fondamentali gli accenni ricorrenti al fatto che Egli si ritirava sul monte e lì pregava per notti intere, da solo con il Padre. Questi brevi accenni diradano un po’ il velo del mistero, ci permettono di gettare uno sguardo dentro l’esistenza filiale di Gesù, di scorgere la fonte sorgiva delle sue azioni, del suo insegnamento e della sua sofferenza. Questo pregare di Gesù è il parlare del Figlio con il Padre in cui vengono coinvolte la coscienza e la volontà umane, l’anima umana di Gesù, di modo che la preghiera dell’uomo possa divenire partecipazione alla comunione del Figlio con il Padre…
Gesù può parlare del Padre, così come fa, solo perché è il Figlio e vive in comunione filiale con il Padre. Il mistero del Figlio come rivelatore del Padre… è presente in tutti i discorsi e in tutte le azioni di Gesù”(2) nei suoi miracoli, nelle sue profezie.
“Non da teorie filosofiche, non da convinzioni personali, ma da questa comunione con il Padre deve partire ogni approccio alla comprensione della figura di Gesù, ... questo è il vero centro della sua personalità. Senza questa comunione non si può capire niente e partendo da essa Egli si fa presente a noi anche oggi”(3)…
Floriana Stevanin


1) Joseph Ratzinger, In cammino verso Gesù Cristo, Ed San Paolo, 2004, p 50-53
2) Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, vol. I, p 27-28
3) vol. I, p 10
 
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